Il modello di Problem Solving Strategico ha la sua origine nei lavori del team di ricercatori del Mental Research Institute (MRI) di Palo Alto, che ha visto importanti esponenti come Paul Watzlawick, Don D. Jackson e John H. Weakland, e viene poi evoluto a partire dal 1987 dal Prof. Giorgio Nardone presso il Centro di Terapia Strategica di Arezzo.

Il suo utilizzo è stato perfezionato nel corso degli ultimi 30 anni, ed è utilizzato in ambito psicoterapeutico come Terapia Breve Strategica, in ambito sportivo o lavorativo come Scienza della Performance e Coaching Strategico, e in ambito di consulenza aziendale come Problem Solving Strategico applicato a sistemi complessi.

In ambito clinico e psicoterapeutico è stato evidenziato come i maggiori problemi psicologici abbiano una stuttura definita, e possano essere progettati di conseguenza protocolli di intervento per ogni singola psicopatologia, ossia un insieme di stratagemmi e prescrizioni terapeutiche, da attuare progressivamente durante le fasi dell'intervento, che vanno a scardinare ciò che nutre il problema e ne impedisce la risoluzione.

La Terapia Breve Strategica va oltre la classificazione nosografica descrittiva della psichiatria e psicologia clinica, ed utilizza un tipo di diagnosi operativa, ossia pone l'attenzione sul sistema percettivo reattivo, che consiste in tutto ciò che è messo in atto dalla persona e/o dal sistema intorno alla persona per gestire una difficoltà e che, reiterato nel tempo, mantiene e alimenta la difficoltà conducendo alla strutturazione di un vero e proprio disturbo.

A differenza di altri approcci terapeutici, la terapia strategica non focalizza tutto l'intervento sul racconto di quanto è avvenuto in passato, ma prescrive al paziente determinati compiti da svolgere a casa, tra una seduta e l'altra.
Il terapeuta guida in tal modo il paziente nel bloccare le tentate soluzioni che fino ad allora non hanno funzionato, e dunque mantengono il problema, e lo indirizza verso il raggiungimento dei propri obiettivi di cambiamento.

Il modello segue la logica della ricerca intervento: si conosce il problema grazie alla sua soluzione, e si adattano le prescrizioni in modo flessibile allo specifico paziente. In tal senso la prima seduta è considerata già intervento terapeutico, e non solo indagine diagnostica del problema.

Parte integrante dell'intervento è la fase finale di consolidamento dei risultati ottenuti, che accompagna il paziente attraverso sedute più diradate nel tempo, in modo da prevenire ricadute.
Lo scopo finale dell'intervento sarà portare la persona a spostarsi da una originaria posizione rigida e disfunzionale ad una più flessibile e funzionale, a cambiare prospettiva e quindi ad aumentare le proprie possibilità di scelta nella vita.

Si tratta di una terapia breve, poichè è ridotto il numero di sedute mensili necessarie per produrre risultati, che si ritiene debbano arrivare entro pochi mesi e non dopo anni, così come è ridotto il numero di incontri necessari per consolidarli.

Il Coaching Strategico è un modello di problem solving applicato alle incapacità individuali, ed ha la funzione di migliorare i talenti personali e di sbloccare i propri limiti di performance.
In ambito lavorativo consente di migliorare il proprio rendimento e la propria efficacia, ed è utilizzato da anni in più ambiti operativi: si va dai top manager che intendono potenziare le proprie capacità in vista di un importante premio di produzione, ai lavoratori che vogliono ridurre lo stress legato al rapporto con i colleghi, fino ai piccoli imprenditori che vorrebbero aumentare la produttività dei propri dipendenti.
In ambito sportivo guida l'atleta verso la completa scoperta delle proprie capacità, al fine di elevare al massimo la sua prestazione, superando ogni blocco psicologico o emotivo che potrebbero frenarlo o ostacolarlo durante le competizioni.

Il Problem Solving Strategico è un modello di intervento su una situazione problematica che consente di analizzarne il funzionamento per poi arrivare alla sua soluzione in maniera efficace ed efficiente.
Applicato in ambito lavorativo o manageriale consente di individuare cosa non stia funzionando sul posto di lavoro o in azienda, quali siano blocchi o freni che limitano il raggiungimento dei propri obiettivi di crescita economica e organizzativa, e consente di individuare i cambiamenti necessari per superarli e ottenere i risultati desiderati.