"Quando ti trovi davanti a due decisioni, lancia in aria una moneta. Non perché farà la scelta giusta al posto tuo, ma perché nell’esatto momento in cui la moneta è in aria, saprai improvvisamente in cosa stai sperando" Bob Marley

Per tanti anni siamo stati abituati a pensare che avere più possibilità di scelta, più informazioni per orientarci nelle decisioni, fosse un mezzo per essere più felici.

Il mercato ad esempio offre continuamente nuovi prodotti e servizi, che vengono costantemente aggiornati nel tempo, e che dovrebbero soddisfare ogni nostra esigenza.
I nostri padri da giovani si trovavano a dover scegliere tra un televisore a colori o uno in bianco e nero, mentre oggi un negozio specializzato offre decine di modelli che spesso si assomigliano, tanto da rendere necessario l'aiuto di un commesso per poterli distinguere nelle loro caratteristiche.
Lo stesso vale per le relazioni: un tempo ci si orientava nella scelta di un partner in base alle nostre conoscenze nel luogo nel quale si viveva, mentre oggi grazie ai social network si possono facilmente stringere legami con persone anche molto distanti, o di cultura e provenienza del tutto diversa dalla nostra.

Migliaia di siti web sono pieni dei commenti degli utenti su ogni genere di prodotto o servizio, e vengono offerte informazioni più o meno contraddittorie su qualsiasi servizio, incluse ad esempio le recensioni dettagliate del supermercato dove andremo a fare la spesa, o del luogo di vacanza che ancora non abbiamo visitato.

Ma avere tutte queste informazioni e possibilità di scelta ci rende veramente più liberi e felici ?

Lo psicologo Barry Schwartz parla di paradosso della scelta, e mostra quanto le nostre decisioni diventano tanto più complicate e sofferte, quanto più aumentano le possibilità che ci vengono offerte.

Se si parte dal presupposto di voler prendere la scelta migliore possibile, più saranno le possibilità, più tempo dovremo passare a valutarle e confrontarle tra di loro, spesso scoprendo che non è possibile trovarne una migliore rispetto a tutte le altre.
Anche perchè il concetto di migliore non è oggettivo, ma dipende dal punto di vista di chi osserva qualcosa.
Un televisore potrebbe essere migliore per qualcuno perchè ne valuta il suo costo ridotto, ma per un altro pessimo poichè non ne gradisce la qualità dell'immagine.

Lo stesso vale per l'idea di perfezione: se si cerca continuamente nei social network la propria anima gemella, che deve essere in sintonia con i propri desideri senza avere alcun difetto, ci si illude di poterla trovare vista la grande quantità di persone presenti online; ma ben presto ci si rende conto che ognuno ha i suoi aspetti sia positivi che negativi.
Inoltre la persona che appare molto vicina alla perfezione per qualcuno, potrebbe essere insopportabile per altri, oppure la relazione inizialmente partita benissimo potrebbe diventare del tutto diversa e non soddisfacente col cambiamento dei partner nel tempo.

In ambedue i casi inseguire la perfezione porta spesso a illudersi, deludersi e deprimersi; tanto che vi sono persone che, dopo aver tanto cercato, alla fine rinunciano, poichè vedono le proprie eccessive aspettative inevitabilmente frustrate.

In ambito psicopatologico è frequente vedere persone completamente bloccate nelle scelte quotidiane anche più semplici: dopo aver passato tanto tempo a rimuginare su quale siano la migliori decisioni, non riuscendo a trovarle, decidono di rimandare all'infinito o persino di evitare di scegliere.
Ricordano in questo caso il celebre asino di Buridano, che dovendo scegliere quale fosse il sacco di fieno migliore dal quale mangiare, e non trovando risposta certa, alla fine morì di fame.

Ma le molte possibilità di scelta nascondono anche altre insidie, che possono rendere frustrati, perennemente insoddisfatti, o possono causare varie forme di psicopatologia.
Anche dopo aver scelto possono sorgere altre domande nella nostra mente: " siamo sicuri che questa decisione sia quella giusta ? se ne avessi scelto un'altra sarei stato più felice ? "
Oppure possiamo decidere di fare una attività piacevole, e allo stesso tempo pensiamo a tutte le altre che inevitabilmente stiamo scartando, sciupando di fatto il piacere di quella attuale.

Nel caso di scelte critiche, che implicano grandi cambiamenti nella nostra vita dopo i quali non è detto che si possa tornare indietro, farsi troppe domande rispetto alle possibilità di scelta può portare a vere e proprie crisi esistenziali: " starei meglio oggi se avessi fatto un'altra università ? sarebbe stata più libera la mia vita se non avessi avuto figli ? "

Nelle situazioni nelle quali non siamo di fronte a veri e propri blocchi patologici, saper selezionare un numero ridotto ma significativo di possibilità ci è di aiuto nel processo di scelta.
Si tratta di semplificarne il numero, decidendo arbitrariamente di basarci solo su un numero ridotto di fonti per decidere, pur sapendo che ve ne sono molte di più. In termini più tecnici scegliamo di utilizzare delle euristiche, ossia delle regole che fungano da riduttori di complessità.
Posso ad esempio scegliere quale macchina nuova comprare non cercando quella perfetta dopo aver letto migliaia di recensioni per giorni interi su decine di siti web, ma basandomi ad esempio su quelle che riesco a leggere entro un paio di ore in un solo sito specializzato.

Di ulteriore aiuto è inoltre l'abbassare le proprie aspettative, rendendole così più realistiche, ben consapevoli che difficilmente potremo trovare la perfezione assoluta, in quanto del tutto soggettiva.
Fissare come metro del proprio giudizio poche caratteristiche per noi importanti, ad esempio sicurezza e costo, consente di ridurre ulteriormente le possibilità, e velocizza il processo di scelta.

Nei casi più gravi di blocco patologico, i soggetti rimangono intrappolati in uno sfiancante ragionamento continuo, che può durare anche molti giorni, ed alla fine non sapendo quale direzione prendere tendono a rimandare la scelta, la delegano ad altri, o arrivano a bloccarsi completamente.
Rimandare aumenta l'ansia in maniera progressiva: più giorni passano, più sentiremo forte la pressione del decidere, e più saremo tesi non riuscendo a farlo.
Delegare ci rende sempre più insicuri: non essendo mai capace di scegliere personalmente, ci sentiremo sempre più incapaci di farlo, e questo porterà ad un circolo vizioso di ulteriori deleghe e senso di inadeguatezza.
Nei casi peggiori ansia e senso di incapacità possono portare a depressione o fallimento nella sfera relazionale o lavorativa.

In presenza di blocchi patologici l'intervento della Terapia Breve Strategica consente di interrompere le tentate soluzioni fallimentari di ragionamento continuo, delega o il rimandare continuamente, ed apre la possibilità di una nuova gestione più funzionale del processo di scelta.

Nei casi di rimuginio quotidiano, costituito da infinite domande su cosa sia meglio scegliere, si va ad inibire tali interrogativi bloccando i continui tentativi di risposta, fino a renderli più semplici e meno articolati.
Il paziente viene guidato quindi nel costruire aspettative più realistiche, e a ridurre il numero di possibilità alle essenziali.
La paura di scegliere viene orientata contro le sue tentate soluzioni fallimentari precedenti, e ben presto il soggetto avrà timore di rimandare, sentendo quanta ansia possa provocare il farlo, apprezzando al contrario la piacevole sensazione di sentirsi più libero dopo aver deciso.
Quando la sensazione di base principale che ci blocca nel processo di scelta è la paura, parte del percorso utilizza stategie che consentono di imparare ad affrontarla e superarla.
Particolare attenzione viene inoltre posta sugli effetti della scelta, in modo che il paziente sia in grado di gestire dal punto di vista emotivo e pratico gli effetti delle decisioni prese, soprattutto nei casi in cui dovessero implicare inevitabilmente conseguenze non piacevoli. Possiamo ad esempio scegliere di lasciare una persona che non sopportiamo più solo quando saremo in grado di gestire anche l'inevitabile solitudine iniziale dovuta alla separazione.

   “Ogni giorno, quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi.”  Eraclito


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