La ragione per cui forse possiamo veramente apprezzare un tramonto è che non possiamo controllarlo. Quando osservo un tramonto come facevo l’altra sera non mi capita di dire: “Addolcire un po’ l’arancione sull’angolo destro, mettere un po’ più di rosso porpora alla base, ed usare tinte più rosa per il colore delle nuvole”. Non tento di controllare un tramonto. Ammiro con soggezione il suo dispiegarsi.”
Carl Rogers



Paul Watzlawick raccontava spesso la storia di un paziente ricoverato che batteva continuamente le mani ogni volta che usciva nel cortile della clinica, per poi smettere solo una volta rientrato.

Un giorno cercando di comprenderne il motivo, ottenne come risposta: "deve sapere dottore che ho paura che in cortile arrivino gli elefanti e mi travolgano, dunque batto le mani per farli fuggire !"

Watzlawick gli fece notare che non c'era pericolo, poiché non c'erano elefanti nel cortile, e il paziente, in maniera perfettamente coerente con il proprio modo di ragionare, rispose: "vede allora che funziona !"


Ognuno di noi sente la necessità di avere il controllo su quel che gli accade nella vita, e cerca di sentirsi sicuro attraverso il ragionamento e le azioni quotidiane. I problemi a livello mentale nascono quando il controllo diventa eccessivo ed esasperato, oppure viene applicato in contesti nei quali è impossibile averlo con alti livelli di rigidità.


Un disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato da rituali di pensiero o di azione che il soggetto deve inevitabilmente eseguire; per la loro rigidità e durata diventano progressivamente sempre più stringenti e invalidanti, fino a costruire una vera e propria prigione.

La trappola che ingabbia la mente è costituita dal fatto che inizialmente le azioni messe in atto per sedare ansia e paura funzionano , ma se diventano troppo rigide se ne perde il controllo, tanto da non poterne più fare a meno; la mancata esecuzione del rituale aumenta ulteriormente l'ansia e la paura che si voleva combattere.


Che siano mentali o comportamentali i rituali ossessivo-compulsivi hanno tre caratteristiche comuni


Sono inevitabili, dunque in determinate situazioni il soggetto sente che deve necessariamente eseguirli.

Sono irrefrenabili, tanto da scattare spesso in maniera automatica.

Implicano una ritualità, ossia per far sentire il soggetto sicuro di averli eseguiti correttamente richiedono una sequenza più o meno lunga e complessa di pensieri o azioni, che vanno eseguiti con un preciso ordine.


Non è raro che un rituale possa durare anche per ore, come nel caso di chi controlla in maniera minuziosa ogni interruttore della casa prima di poter uscire, oppure nei casi in cui una persona per sentirsi tranquilla e prendere sonno deve prima rispettare una lunga serie di azioni propiziatorie.


Per poter risolvere questo tipo di problematica occorre in primo luogo individuarne la variante e la logica di funzionamento sottostante.


Vediamo le tre principali varianti di DOC individuate dal modello della Terapia Breve Strategica.


I rituali riparatori vengono eseguiti per porre rimedio a qualcosa di negativo che è accaduto in precedenza: un soggetto ad esempio può eseguire complessi lavaggi del proprio corpo dopo essere rientrato a casa, in modo da depurarsi dal contatto con l'ambiente esterno, oppure un altro potrebbe essere costretto a ripetere complicate formule mentali quando ritiene di aver commesso un peccato o un errore.


I rituali propiziatori vengono utilizzati per favorire un effetto positivo desiderato: pensiamo ad un tennista come Björn Borg, che per favorire la vittoria doveva indossare determinati vestiti e alloggiare sempre negli stessi luoghi prima di una gara, e passava ore a tastare con la pianta dei piedi la tensione delle racchette prima di scegliere quella che gli dava più sicurezza.


I rituali preventivi vengono eseguiti per evitare che un determinato evento negativo o temuto accada: frequenti sono i casi di soggetti che devono rispettare una serie di regole di condotta molto stringenti durante la giornata, altrimenti ritengono che qualcosa di terribile succederà a loro o ai propri cari.


Come si vede quel che intrappola la mente è la sua stessa logica stringente: temiamo che un qualcosa possa andare male perché sfugge al nostro controllo, di conseguenza cerchiamo di aumentare il controllo con pensieri o azioni, ma più lo facciamo, e l'esito finale è positivo, più ci convinciamo che il risultato sarebbe stato disastroso qualora non avessimo eseguito il rituale.

Questa credenza è ulteriormente rafforzata dal fatto che ripetendo il rituale per lungo tempo ci mancano le prove che le cose possano andare per il meglio anche in sua assenza.


Il pensiero alla base di un rituale può essere sia razionale, per quanto portato all'eccesso, sia irrazionale o magico; frequenti sono i casi nei quali è la stessa precauzione razionale a sfociare nel pensiero magico.

Un soggetto può ad esempio partire dall'idea che sia opportuno fare a fine giornata un riepilogo dettagliato di quel che gli è accaduto, e arrivare progressivamente alla convinzione che in mancanza di tale resoconto sarà in qualche modo colpito da un evento sfortunato e fuori dal suo controllo.


Vi sono casi nei quali i soggetti ossessivo-compulsivi non si limitano ad eseguire personalmente i rituali, ma costringono anche i familiari a rispettare alla lettera un preciso sistema di regole: emblematiche le situazioni nelle quali coniugi e figli diventano prigionieri in casa, non possono spostare in alcun modo gli oggetti, e devono sottostare ad una serie di procedure per potersi spostare nelle stanze.


Occorre precisare che tali disturbi hanno vari livelli di gravità: un soggetto con pochi rituali circoscritti può ritenere che siano stupidi e irragionevoli, salvo non riuscire a smettere di eseguirli, mentre soggetti più gravi possono sviluppare disturbi di personalità veri e propri, e prigionieri di decine di rituali essere convinti che siano del tutto logici e indispensabili, anche in presenza di pensiero magico.

Un commerciante può ad esempio sentirsi sciocco a controllare la porta del proprio negozio per mezz'ora prima di essere in grado di tornare a casa, ed è per lui più facile chiedere aiuto ad un professionista, mentre diventa più complicato pensare che lo faccia un soggetto che ritiene necessario posizionare sul terrazzo del proprio appartamento una serie precisa di oggetti, per impedire alle mafie di rubargli i vestiti.


Per completare la classificazione occorre individuare le tipologie principali di motivazione che possono innescare pensieri o comportamenti ossessivo-compulsivi.


La prima tipologia è costituita da dubbi o incertezze che portano a ricercare risposte rassicuranti.

Ad esempio durante la pandemia Covid-19 erano frequenti i casi di persone che cercando di evitare il contagio sovrapponevano più mascherine una sull'altra unite ad altri materiali, effettuavano precisi lavaggi della spesa e mettevano in quarantena la corrispondenza prima di aprirla.

Oppure pensiamo al caso di un venditore che sigla un ottimo affare con un cliente, e da quel momento inizia a rispettare lo stesso rituale di giornata prima di ogni vendita successiva: utilizza lo stesso vestito, prende lo stesso autobus alla stessa ora, prima di andare in negozio passa a comprare il giornale nella stessa edicola. Qualora ottenga ulteriori successi si convincerà progressivamente che il rituale funziona, oppure penserà la stessa cosa qualora non lo esegua correttamente e per motivi fortuiti un affare vada male; in ambedue i casi ripetere continuamente il rituale lo renderà progressivamente inevitabile.


La seconda tipologia riguarda azioni di prevenzione che vengono portate all'estremo.

Immaginiamo i casi frequenti di ordine e pulizia che trasformano una casa in una sorta di santuario nel quale ogni oggetto deve essere igienizzato; qualora vi fosse anche il più piccolo dubbio di contagio da parte di agenti esterni scatterebbero procedure di pulizia riparatoria ancora più ossessive.


La terza tipologia riguarda i ragionamenti razionali e le analisi esasperanti, effettuate in molteplici situazioni della vita, che proprio perché portati all'estremo giungono ad esiti irragionevoli.

Pensiamo a chi vuole comprare un nuovo televisore e passa intere giornate a leggere recensioni online per trovare quello migliore, salvo poi non comprarlo poiché tra la tante offerte non sa decidere quale sia la più vantaggiosa.

Oppure immaginiamo un camionista che per assicurarsi di effettuare un viaggio senza incidenti controlla il camion da cima a fondo, controlla le previsioni meteo, controlla tutte le notizie possibili sul traffico, ed alla fine, di fronte a tutti i pericoli che scopre essere possibili lungo la strada, decide di non partire.

Come si vede in questi casi l'eccessivo tentativo di controllo può bloccare e condurre all'incapacità di agire.


La quarta tipologia nasce da esperienze traumatiche.

Ad esempio alcune vittime di violenza possono ricorrere a rituali di lavaggio compulsivo nel tentativo di purificarsi dall'abuso subito, o per scacciare le sensazioni dolorose del suo ricordo.


La quinta tipologia è costituita da ritualità legate a ideologie rigide, moralità estrema o superstizioni.

Pensiamo a soggetti che combattono continuamente col proprio pensiero, e per il solo fatto di aver immaginato un peccato o un crimine sono costretti a cancellare l'immagine ripetendo determinate frasi o preghiere.

Oppure altri che volendo scongiurare l'influenza nefasta del diavolo si sottopongono a precise sequenze di azioni o rituali di protezione in modo da esorcizzare la sua venuta.


Per uscire dalla trappola mentale dei rituali ossessivo-compulsivi il solo ragionamento razionale non funziona, e cercare di convincere il soggetto affetto da DOC che i suoi rituali sono inutili e dannosi ha lo stesso effetto dell'acqua su un impermeabile: primo perché il soggetto meno grave ne è già consapevole, secondo perché i rituali sono irrefrenabili e al di fuori del suo controllo, terzo perché i disturbi mentali seguono logiche non ordinarie e dunque non razionali.


La Terapia Breve Strategica ha sviluppato in 40 anni di ricerca protocolli di intervento specifici per questa tipologia di disturbi: partendo dalla logica non ordinaria che ha costruito nel tempo il rituale, vengono prescritti compiti da svolgere tra un incontro e l'altro che andranno a modificare il meccanismo che alimenta la patologia, ossia il rispondere automaticamente ad una paura con forme di controllo estremamente rigide e ridondanti.

Questo consente ai pazienti di riprendere il controllo sui propri rituali, fino a poter smettere di eseguirli.


L'indicazione principale consiste nel ritualizzare il rituale, ossia nel prescrivere di eseguire il rituale volontariamente in determinati momenti della giornata, seguendo un certo ordine o con un determinato numero di ripetizioni.

Quel che può sembrare illogico, ossia voler estinguere qualcosa invitando il paziente a farlo ancora meglio, consente di ottenere molteplici effetti utili allo sblocco della patologia.

Il paziente recupera il controllo sul rituale, che adesso viene eseguito volontariamente e non più in maniera irrefrenabile.

Diventa possibile rimandare il rituale in determinati appuntamenti, evitando di doverlo eseguire tutte le volte che arrivano le sensazioni di ansia e paura.

Permette di modificare la rigidità rituale, tanto da portare il paziente a ridurne l'utilizzo, consentendogli di sperimentare che anche senza effettuarlo esattamente come in precedenza non si realizzano le conseguenze che teme.

Spesso il rituale da piacevole e rassicurante diventa spiacevole e pesante, tanto da facilitarne l'estinzione.


In particolari casi nei quali sono in atto molteplici precauzioni compulsive si procede invece per micro-violazioni di parti del rituale, partendo sempre dalle più piccole, che consentono in tal modo di smontare progressivamente la complessa impalcatura di azioni di tipo preventivo o propiziatorio che il paziente ripete abitualmente.


Il tipo di prescrizione viene costruita dal terapeuta strategico partendo dalla tipologia e dalle varianti dei rituali presenti, e tenendo conto della loro originalità: ogni intervento terapeutico è calzato su misura sulla situazione specifica vissuta dal paziente.


Non necessariamente disturbi presenti da anni richiedono altrettanti anni per essere eliminati. Come quando si cerca disperatamente di svitare il tappo di un barattolo, e sbagliando il verso di rotazione lo si stringe sempre di più, ma diventa finalmente semplice aprirlo appena si scopre che occorre svitare nella direzione opposta, anche in psicoterapia, una volta conosciuto il meccanismo che alimenta un disturbo, è sufficiente intervenire sulle leve giuste per far collassare la patologia su sé stessa e provocare sblocchi in tempi brevi.



Tutto è determinato da forze sulle quali non abbiamo alcun controllo. Vale per l’insetto come per gli astri. Esseri umani, vegetali o polvere cosmica, tutti danziamo al ritmo di una musica misteriosa, suonata in lontananza da un pifferaio invisibile.”
Albert Einstein