Negli ultimi due mesi l'emergenza causata dalla diffuzione del Covid-19 ha cambiato radicalmente le nostre vite, e ci pone di fronte a difficoltà e nuove sfide che in passato non avremmo mai immaginato di dover affrontare.
Di fronte ai limiti della scienza ci ritroviamo a dover utilizzare strategie di gestione dell'epidemia già praticate in epoca antica o medievale, quando i nobili si chiudevano nei loro castelli per sfuggire al contagio di borghi e città.
Consapevoli della possibilità di ammalarci in qualsiasi momento la nostra idea di controllo viene meno, e ci sentiamo condannati ad affrontare qualcosa che è più forte di noi.
Convivere con qualcosa che non possiamo cambiare come vorremmo è molto difficile, ma diventa impossibile se non siamo in grado di accettare la situazione per quello che è.
Chi l'accetta è in grado di gestirla, chi la rifiuta e la vorrebbe del tutto diversa, inesorabilmente la subirà.
Molti anni fa J. R. R. Tolkien scriveva:
" “Avrei tanto desiderato che tutto ciò non fosse accaduto ai miei giorni!”, esclamò Frodo.
“Anch’io”, annuì Gandalf, “come d’altronde tutti coloro che vivono questi avvenimenti. Ma non tocca a noi scegliere. Tutto ciò che possiamo decidere è come disporre del tempo che ci è dato "
Accettazione non significa farsi piacere qualcosa che detestiamo, ma vuol dire smettere di combattere con la mente contro qualcosa che non possiamo controllare come vorremmo, almeno nell'attuale presente: per quanto si maledica ogni giorno la situazione, non abbiamo il dono di poterci spostare nel tempo a prima o dopo l'insorgenza dell'epidemia.
Più utile è chiedersi come fare per vivere in un periodo così problematico, invece di limitarsi a sopravvivere.
Conoscere gli effetti psicologici di lunghi periodi di distanziamento sociale, uniti all'angoscia e ai tanti interrogativi su come sarà la propria vita futura dal punto di vista pratico ed economico, può aiutare a gestire questo periodo, invece di subirlo ed esserne sopraffatti.
In televisione e nei social si sente spesso parlare di ansia, paura e panico come sensazione principale che accompagna chi teme il contagio del virus.
Si tratta tuttavia di termini usati spessi in modo scorretto, che non aiutano a comprendere l'effettiva sofferenza psicologica di chi vive questi giorni.
La sensazione costante di peso e oppressione al petto, che fa quasi mancare l'aria, accompagnata da mille pensieri cupi o catastrofici su presente e futuro, è in realtà una forma di angoscia, spesso costante per gran parte della giornata.
C'è la chiara sensazione di essere di fronte ad un nemico che non siamo in grado di controllare, e ci sentiamo condannati ad essere sconfitti, in quando disarmati dal punto di vista scientifico e pratico.
Questo è ben diverso dalla paura, che è per sua natura rivolta verso qualcosa che temiamo ci possa danneggiare, e che di solito cerchiamo di superare con reazioni di evitamento o fuga.
Di fronte ad un virus che si diffonde per via aerea un evitamento che renda sicuri al 100% è chiaramente impossibile, o limitato a pochi soggetti che hanno sufficienti mezzi economici per attuare un isolamento completo e prolungato, a costo tuttavia di limitare fortemente la propria vita.
Comprendere la differenza tra angoscia e paura è dunque il primo passo per affrontare il problema con i giusti strumenti.
La seconda sensazione emergente in chi è sottoposto a lungo distanziamento sociale, spesso in spazi abitativi ristretti, è un aumento della rabbia, che porta più facilmente a scontri nel proprio ambiente familiare, nel quale si è confinati a causa del lockdown.
Questa maggiore rabbia o irritabilità non è la prova che stiamo diventando dei mostri insensibili, ma una naturale reazione ad una convivenza forzata a stretto contatto con altri individui, 24 ore su 24, alla quale non siamo naturalmente abituati.
Già Lorenz con i suoi studi sulla violenza intraspecifica aveva dimostrato che questo capita abitualmente in tante specie animali.
Anche in questo caso si tratta di accettare questo aumento di irritabilità come reazione naturale, e imparare a gestirlo per non subirlo, in modo da non renderlo distruttivo per noi e per chi ci sta vicino.
Non accettarla e volerla combattere con la mente porterebbe alla frustrazione di non riuscirvi, e aumenterebbe di conseguenza la rabbia e il senso di incapacità.
In questo periodo molti pazienti che in passato hanno sofferto di problemi psicologici possono notare la ricomparsa di vecchi sintomi, o la nascita di nuovi di tipologia simile.
Anche questo è del tutto naturale, ed ha una funzione protettiva: di fronte al peso dell'angoscia, la mente sposta l'attenzione su problemi già noti, che in quanto già conosciuti sembrano più semplici da affrontare. Un dolore già noto è per noi preferibile all'angoscia di qualcosa di nuovo e misterioso, che non siamo in grado di controllare completamente.
Di fronte ad un peso costante e quotidiano, concedersi volontariamente uno spazio giornaliero nel quale prendere contatto con i propri pensieri e sensazioni angosciose, invece che cercare di fuggirvi, è il primo passo per farli defluire, e renderli più gestibili.
In tutti questi casi il trattamento psicoterapeutico riducendo l'angoscia farà ridurre di conseguenza anche gli altri sintomi.
Non necessariamente la comparsa di un nuovo virus ci rende del tutto inermi e incapaci di reagire.
La storia dell'umanità ci mostra come uomini apparentemente fragili siano stati capaci di una forza straordinaria in periodi terribili.
Basti pensare alle prove che ha dovuto subire la generazione oggi più anziana, guarda caso quella maggiormente in pericolo a causa del coronavirus, quando da giovane ha subito sulla propria pelle le conseguenze della Seconda Guerra Mondiale.
Chi affronta a viso aperto periodi molto dolorosi, senza rinunciare, rende più forte la propria capacità di essere resiliente, e questa è una alleata preziosa che se ben coltivata sarà poi di aiuto per tutto il resto della vita.
La resilienza è la capacità di resistere alle difficoltà e ai dolori della vita, ed ha una funzione per noi protettiva: come un'armatura di acciaio impenetrabile, più siamo resilienti, più siamo in grado di passare attraverso periodi molti difficili e complicati.
Si tratta di una capacità che va mantenuta costantemente in allenamento, evitando di evitare le difficoltà, altrimenti perde la sua forza molto rapidamente.
Chi sarà in grado di stringere i denti e gestire i prossimi mesi senza mai mollare avrà l'occasione per costruire una solida capacità di essere resiliente, e la potrà usare come alleata durante i difficili tempi di ripresa economica e sociale che ci aspettano.
Per sviluppare la propria resilienza e gestire l'angoscia è necessario avere energia ogni giorno, e questa è data dalle tante piccole cose che scegliamo di fare ogni giorno.
Chi per via del peso dell'angoscia sceglie invece di rinunciare progressivamente a svolgere le attività quotidiane, anche le più semplici, " perchè tanto è tutto inutile ", sentirà ben presto che le forze e la voglia di fare svaniranno progressivamente.
Si tratta di un ben noto circolo vizioso: meno ho voglia di fare, meno farò, ma se non faccio niente la voglia appasisce come una pianta non più coltivata, e questo porterà progressivamente a una maggiore rinuncia, fino a farci sprofondare nella vera e propria depressione, quando anche sforzandosi non si avranno le forze neppure per alzarsi dal letto.
Fortunatamente è in nostro potere trasformare questo in un circolo virtuoso: chi rimane attivo ogni giorno, facendo volontariamente piccole cose costruttive e creative che un tempo davano un pizzico di piacere e soddisfazione, si sentirà progressivamente meno inutile, e conserverà l'energia necessaria per affrontare la giornata e sviluppare resilienza di fronte ai tanti problemi attuali.
Anche in un periodo di distanziamento sociale prolungato, proseguire con un minimo di attività fisica, coltivare piccoli interessi o piaceri nella propria abitazione, mantenere i contatti a distanza con le persone per noi importanti, proseguire negli studi, cercare di prepararsi alla ripresa del proprio lavoro, concedersi i propri spazi volontari per contenere l'angoscia, accettare di affrontare i problemi di questo periodo complicato con un piccolo passo alla volta, sono tutte attività apparentemente semplici e di poco conto, ma che hanno la funzione importante di evitare una pericolosa rinuncia.
Sono i primi semi che possiamo piantare ogni giorno: quando si tratterà di affrontare le macerie lasciate da questa epidemia, ci daranno la forza per ricostruire, con radici si spera più solide delle precedenti.
Nella sua " Preghiera della serenità " Reinhold Niebuhr scriveva:
«Dio, concedimi la serenità di accettare le cose che non posso cambiare,
il coraggio di cambiare le cose che posso,
e la saggezza per conoscerne la differenza."
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