Ne "La Pragmatica della Comunicazione Umana" Paul Watzlawick presentava così il terzo assioma della comunicazione: “la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti".
Si tratta di una spiegazione apparentemente complicata che in realtà evidenzia quanto sia potente uno dei meccanismi che comunemente ci portano a rovinare una relazione, senza neanche rendercene conto.
Tutte le volte che comunichiamo con chi ci sta davanti punteggiamo la nostra comunicazione, influenzando la reazione del nostro interlocutore di conseguenza: se ad esempio ci avviciniamo ad uno sconosciuto con un sorriso, chiedendo una informazione esordendo con un " mi scusi... " la reazione che riceveremo sarà accogliente, ma se arrivassimo di corsa, con sguardo serio e alzando la voce, potremmo provocare una reazione immediata di difesa e presa di distanza.
In tutti e due i casi con il nostro linguaggio verbale e non verbale abbiamo provocato un feedback da parte del nostro interlocutore, che a sua volta provocherà un effetto sulle nostre reazioni: se lo sconosciuto sorriderà e inizierà ad aiutarci saremo più rilassati, se risponderà in modo scontroso o ci ignorerà tornando a guardare il proprio smartphone provocherà in noi irritazione.
Possiamo dunque dire che due persone che punteggiano la comunicazione con azioni accoglienti avvieranno un circolo virtuoso che li porterà ad essere più vicini, mentre altre che punteggiano con comportamenti maleducati finiranno in un pessimo circolo vizioso di azione e retroazione che potrebbe persino portarli ad attaccarsi a vicenda.
Un esempio di circolo virtuoso lo si trova facilmente nella seduzione, quando una futura coppia fa inizialmente conoscenza: c'è uno scambio di attenzioni, si cerca di offrire all'altro quel che più gli piace, e questo innesca un reciproco dare e avere che progressivamente farà innamorare.
Nel caso invece di un circolo vizioso immaginiamo il classico caso di un professore che svaluta un alunno per un compito sbagliato: l'insegnante dirà allo studente che è svogliato e che deve studiare di più, e lo studente che invece ritiene di aver studiato a sufficienza penserà che il professore per qualche motivo ce l'abbia con lui. Ma più penserà a questo e meno si impegnerà nello studio, "tanto mi ha preso di mira, mi farà domande cattive per umiliarmi !", e il professore vedendolo di nuovo così svogliato lo svaluterà in maniera ancora più pesante, provocando un ulteriore rifiuto da parte dello studente.
Abbiamo fatto due esempi su come la punteggiatura di una comunicazione possa essere per noi utile oppure possa portare a peggiorare una nostra relazione. Sembrerebbe apparentemente facile gestirne gli effetti a nostro favore: in teoria basterebbe riflettere bene sulla situazione prima di parlare.
Occorre tuttavia tener presente che gli esseri umani non sono puramente razionali, e non agiscono solo in base a lunghi e complicati ragionamenti: le nostre emozioni e percezioni hanno un ruolo fondamentale nel governare le nostre reazioni. Se qualcuno ci spaventa, ci addolora o ci fa arrabbiare la nostra reazione di difesa sarà immediata, e solo in seguito potremo ragionare su quanto è accaduto: non a caso si dice “a mente fredda“.
Tenendo presente questo vediamo un esempio di come un nostro autoinganno sulla sequenza temporale di una punteggiatura possa essere assolutamente distruttivo per una relazione, diventando un veleno che la divora dall'interno.
Immaginiamo che due fidanzati abbiamo programmato una bella uscita insieme dopo giorni che non si vedono, e ad un certo punto lui cominci a scherzare cercando di far ridere lei, ma le battute non sortiscano l'effetto sperato e la ragazza si senta presa in giro.
La reazione più naturale sarà una presa di distanza, anche se non dichiarata esplicitamente: la ragazza penserà “sono giorni che non ci vediamo e lui non trova niente di meglio da fare che offendermi !”. Durante la serata il ragazzo vedrà lei più distante del solito e potrebbe pensare “ma guarda te, finalmente ci vediamo e faccio di tutto per farla ridere, ma se ne sta sulle sue e neanche mi sorride !”, e sarà portato a sua volta a essere meno aperto nei suoi confronti, causando una ulteriore difesa da parte di lei per tutta la serata.
Anche se alla fine il loro incontro dovesse terminare senza un litigio dal giorno successivo proseguirà un pericoloso circolo vizioso: lei potrebbe sentirsi ancora offesa per le battute infelici, oltre che delusa perché lui l'ha poi tenuta a distanza per tutta la sera, e per questo non invierà il consueto buongiorno via messaggio al mattino, aspettandosi che sia lui a farsi sentire per scusarsi.
Lui prenderà questo come un ulteriore rifiuto, che lo porterà a non aver desiderio di chiamarla la sera per la buona notte, aspettandosi che sia lei a farlo per mostrare che è ancora interessata a lui...
Potremmo andare avanti a lungo con questa storia, ma è evidente quale sarà il risultato: i due proseguiranno a punteggiare risentimento e distanza nelle giornate successive e ognuno penserà che sia tutto colpa del rifiuto dell'altro.
L'equivoco nasce da una errata comprensione della sequenza di punteggiatura della comunicazione: tutto per lei è iniziato a causa delle battute offensive, mentre per lui tutto è cominciato da lei ingrata che non apprezzava i suoi sforzi per farla sorridere. Ognuno ha ragione dal proprio punto di vista: questo rende impossibile rompere il circolo vizioso di rifiuto reciproco.
Va sottolineato che in queste situazioni non è tanto importante il contenuto dei presunti torti subiti, che possono anche sembrare di poco conto, ma è l'innescarsi di un circolo vizioso di azioni e reazioni nella coppia che porta ad avvelenarla progressivamente dall'interno.
É incredibile pensare a quante situazioni simili si inneschino nella vita quotidiana partendo da un semplice errore di interpretazione su quando sia iniziata temporalmente una punteggiatura negativa.
Pensiamo ad esempio al capo che corregge un dipendente pensando di averlo aiutato a far meglio il suo lavoro, mentre l'impiegato percepisce questo come un rimprovero ingiusto.
Quando per risentimento comincerà a lavorare con meno impegno il capo penserà che sia uno scansafatiche che non apprezza i suoi consigli, e lo inizierà a trattare come tale, mentre l'impiegato proseguirà a vedere il capo come un aguzzino che non ha alcun motivo di criticarlo.
Forme di autoinganno di questo tipo sono molto comuni e spesso inevitabili: siamo abituati a considerare le nostre percezioni e punti di vista come del tutto oggettivi, e agiamo poi in base a questo, ignari di aver frainteso la punteggiatura della comunicazione. Essere troppo rigidi nel ritenerci nel giusto ci porta purtroppo a ottenere con le migliori intenzioni gli effetti peggiori.
Fortunatamente conoscere come funzionano certi meccanismi è di aiuto anche per evitare di diventarne vittime.
Consapevoli di quanto le nostre iniziali sensazioni ci possano ingannare è opportuno considerare una situazione da più punti di vista: un comportamento altrui può generare in noi un immediata irritazione, ma questo non necessariamente significa che chi lo ha messo in atto sia un nostro nemico.
Nell'esempio dei fidanzati ognuno di loro ha mal digerito la presa di distanza dell'altro: dovrebbero per prima cosa chiedersi se hanno fatto qualcosa per provocare risentimento nel partner, invece di proseguire sicuri che la colpa stia tutta dall'altra parte. Inoltre è di grande aiuto verificare le proprie percezioni invece di prendere per buone le prime sensazioni e difendersi di conseguenza.
Una semplice frase potrebbe disinnescare il circolo vizioso: “guarda, può essere un mio problema e magari non ne avevi intenzione, ma questa cosa che stai dicendo mi irrita terribilmente, se proseguirai nel farlo mi scuso in anticipo ma sarò fredda per tutta la serata: vedi tu se continuare o meno nel fare così “.
Chiaramente anche dall'altra parte dovrebbe esserci un partner con pensiero flessibile, pronto a comprendere l'effetto delle proprie azioni sulla compagna, invece di proseguire con l'idea che la ragione sia solo dalla propria parte: una semplice risposta “scusa, non pensavo che quelle battute potessero offenderti, eviterò di farlo di nuovo” è un semplice esempio di sana autoregolazione nella coppia.
A prescindere che si voglia o meno far del male al prossimo se l'effetto percepito dall'altro è negativo l'unica soluzione è cambiare il proprio comportamento, a meno di non voler ricevere in cambio solo rifiuto e ostilità.
Fortunatamente come abbiamo visto esistono anche circoli virtuosi che possono essere sfruttati a nostro vantaggio: punteggiare positivamente una comunicazione può portare ad un riavvicinamento anche dopo un momento di contrasto reciproco.
Due amici possono ad esempio essere in disaccordo per le proprio scelte politiche, ma in completo accordo su tanti altri aspetti: il tentativo di punteggiare la comunicazione cercando di convincere l'altro che si sbaglia purtroppo porta solo a difesa e discussioni infinite, mentre lasciar cadere il discorso e proseguire nel coltivare i punti di contatto sarà di aiuto per sentirsi di nuovo in sintonia.
Nella vita quotidiana è impossibile non comunicare: diventare abili nel farlo consente di evitare le trappole che portano a perdere le persone per noi più importanti. Se punteggiare è inevitabile, imparare a farlo in linea con i nostri obiettivi evita il rischio di subirne gli effetti.
Come scriveva Thorsten Havener: “La comunicazione non è quello che diciamo, bensì quello che arriva agli altri”.