"Non c’è nessun comportamento tra quelli che si mettono in atto nello stato ipnotizzato che non possa essere effettuato anche nel comune stato di veglia di tutti i giorni. Il vantaggio dell’ipnosi è che quel comportamento che nella vita comune d’ogni giorno viene fuori appena, nell’ipnosi potete controllarlo, dirigerlo e prolungarlo."

(Milton H. Erickson)



Parte fondamentale di un percorso di potenziamento della performance sportiva è l'uso di tecniche ipnotiche, che se utilizzate correttamente creano durante la prestazione una unione ancora più armoniosa tra mente e corpo.

La trance ipnotica è un fenomeno naturale che da sempre ci accompagna, si pensi ad esempio alla ben nota trance del guidatore quando ci mettiamo alla guida, e viene utilizzata in maniera più o meno consapevole dagli esseri umani sin da epoche antiche, in particolare in situazioni critiche, dove per risultare vincitori è richiesta massima attenzione e un picco di prestazione fino al suo limite estremo.

In Oriente prima delle battaglie i samurai passavano molto tempo a meditare immaginando la lotta e la propria morte sul campo, unendo in tal modo quella che oggi chiamiamo tecnica della peggiore fantasia ad una sorta di moderno training mentale: la prima gli consentiva di gestire la paura in modo che non fosse eccessiva e paralizzante, il secondo li rendeva ancora più fluidi, veloci e letali in combattimento.

Alessandro Magno pianificava attentamente la strategia che avrebbe utilizzato sul campo di battaglia, e prima di ogni scontro praticava rituali esoterici che includevano anche l'immaginare la battaglia in ogni minimo dettaglio, dall'inizio alla fine.

I lottatori di sumo prima delle gare evitano di combattere contro i propri compagni, e trascorrono le ultime ore di allenamento affinando la sensazione di contatto dei piedi a terra, mentre immaginano ad occhi aperti il combattimento contro gli avversari che dovranno affrontare il giorno dopo.

Ben noti inoltre sono i casi di cronaca nei quali in situazioni di emergenza soggetti non certo forti e prestanti sono stati in grado di effettuare azioni incredibili, mostrando una forza fuori dal comune, insensibilità al dolore e grande resistenza alla fatica.

In tutti questi casi abbiamo fenomeni di trance performativa che viene indotta mediante forme di autoipnosi, oppure si genera naturalmente in situazioni di stress o emergenza: è evidente la sua funziona protettiva e di supporto nei momenti più importanti e cruciali della nostra vita.


Nell'ambito della Psicologia dello Sport gli atleti possono assere addestrati all'utilizzo di forme di trance ipnotica per migliorare la prestazione, sia in allenamento che in gara.

Termini più moderni come Mental Training, Imagery, Training Immaginativo sono stati scelti per rendere questi metodi più accettabili rispetto alla rappresentazione che molti hanno dell'ipnosi classica, per intendersi quella col famoso pendolino da seguire con lo sguardo, tipica di tanti vecchi film o programmi televisivi.


Volendo semplificare al massimo la struttura di una sessione di Training Immaginativo, abbiamo una prima fase di induzione ipnotica nell'atleta, seguita da una di immaginazione della performance sportiva, che si chiuderà con l'uscita dallo stato di trance e l'aggiunta di eventuali suggestioni post ipnotiche.

Vengono inoltre utilizzati determinati trigger o ancoraggi costituiti da gesti, immagini o parole che attivati al di fuori della trance favoriscono il ritorno in quello stato di trance performativa durante gli allenamenti e le competizioni.

Attraverso un periodico esercizio della tecnica lo sportivo diventerà sempre più abile nell'indursi lo stato di trance, e sarà progressivamente più facile per lui calarsi in quella situazione di gara che durante il Training Immaginativo creerà con la sola immaginazione.


Occorre precisare che lo stato di trance rilassato a occhi chiusi utilizzato nelle sessioni di Training Immaginativo è diverso da quello che l'atleta si autoinduce in gara: durante la competizioni e gli allenamenti avremo uno stato di trance vigile, che consente di performare ad occhi aperti senza dover entrare in uno stato di rilassamento più profondo.

Si tratta di quello stato alternativo di coscienza che Banyai e Hilgard negli anni settanta studiarono sui ciclisti, dimostrando che soggetti in trance vigile indotta mediante "active-alert hypnotic induction" producevano forza e lavoro superiore rispetto ai ciclisti del gruppo di controllo.


Vediamo brevemente cosa succede durante un percorso di Mental Training.


Nella fase immaginativa l'atleta crea una esperienza nella mente, che può essere ricreata partendo una prestazione già effettuata, oppure creata da zero attraverso la sua immaginazione. Si tratta di una esperienza polisensoriale poiché viene invitato a percepirla con tutti i sensi, non limitandosi alla sola vista: l'atleta è sul campo di gara, immagina l'odore dell'erba, il rumore della folla, le sensazioni che prova a livello emotivo e cinestetico.

Questo consente non solo di ricordare meglio l'esercizio che andrà a eseguire in gara, ma ne migliora ulteriormente l'esecuzione, rendendola ancora più fluida e automatizzata.


La spiegazione di come l'immaginazione migliori la prestazione viene da molto lontano, ed è stata confermata dagli studi più moderni nell'ambito della Scienza della Performance.

Nel 1852 il medico psicologo inglese William Benjamin Carpenter studiò l'effetto ideomotorio, che prese il suo nome, e scoprì una funzione peculiare del nostro sistema nervoso: immaginare un'azione stimola una leggera attivazione elettrica nei muscoli implicati nella sua esecuzione, rilevabile attraverso strumenti elettromiografici. Immaginare un movimento può dunque generare un'azione inconsapevole nei nostri muscoli, che avvertiamo come dipendente da una forza esterna, quando in realtà è stata la nostra mente a generarla.

Studi moderni mediante tecniche di Neuroimaging confermano che durante l'immaginazione dei movimenti si attivano le stesse aree cerebrali implicate nell'esecuzione di quell'azione.

Si tratta di qualcosa che era già ben nota a Milton Erickson, psichiatra e psicologo, padre dell'ipnosi naturalistica. All'età di 17 anni rimase per la prima volta paralizzato a causa della poliomielite, e durante le giornate passate immobile nella sua stanza cominciò a immaginare tutte le azione che avrebbe voluto compiere fuori casa: fantasticando con la mente era ancora in grado di fare quel che amava, come salire sugli alberi o correre nel prato insieme ai suoi fratelli.

Ben presto dopo settimane di lavoro mentale il suo corpo cominciò a riattivarsi, e dopo mesi di esercizio fu di nuovo in grado di muoversi, tanto da poter intraprendere da solo un viaggio in barca sul Mississippi.


Importante sottolineare come la semplice immaginazione razionale per immagini non sia sufficiente per realizzare un efficace allenamento mentale: la parte ipnotica svolge un ruolo cruciale, ed è per questo che viene indotta prima della fase immaginativa.

Durante una trance ipnotica ci immergiamo nella nostra mente inconscia e cambia la nostra logica, la focalizzazione dell'attenzione, la percezione.

La nostra mente conscia è razionale, analizza la realtà, utilizza un linguaggio più verbale e concettuale, dà giudizi di valore, implica un controllo volontario e consapevole.

La mente inconscia invece è il regno delle emozioni, delle immagini sensoriali, dei processi automatici, è retta dal principio di piacere e sintetizza esperienze complesse in simboli.


Questo fa capire quanto sia importante lavorare con la mente inconscia per potenziare prestazioni sportive: nello sport tutto deve avvenire in modo automatico in frazioni di secondo, senza controllo razionale, con le emozioni che se ben gestite fungono da potenti alleate per elevare la prestazione.

Studi moderni in Scienza della Performance mostrano quanto sia importante la sensazione di piacere in allenamento: sentire la piacevolezza della fluidità e armonia del movimento corretto è ben diverso dal doverlo controllare consapevolmente tenendone sotto controllo ogni sua parte.

L'atleta non si limita semplicemente a ricordare correttamente quanto va eseguito, ma ne conserva anche le sensazioni cinestetiche. Il piacere dell'esecuzione corretta farà da guida durante l'esercizio vero e proprio, unito alla sensazione sgradevole di disequilibrio e sbilanciamento che aiuterà ulteriormente ad evitare gli errori.


Utilizzare una forma di immaginazione polisensoriale della prestazione durante uno stato di trance consente dunque di attivare e allenare le stesse aree cerebrali deputate all'esecuzione di quelle azioni, consente di correggere errori e rendere i movimenti più fluidi e automatici. Consente inoltre di focalizzare ulteriormente l'attenzione sull'esercizio, e combinata con altre tecniche consente di gestire le emozioni di rabbia, dolore, paura e piacere.

Se utilizzata tra un allenamento e l'altro potenzia ulteriormente la fase di apprendimento e la creazione di nuove catene cinetiche.

Diventa inoltre uno strumento importante di lavoro durante i periodi di infortunio, quando occorre mantenersi in allenamento evitando di sforzare le parti del corpo ancora non guarite completamente. Ben noto è il caso dello schermidore Aldo Montano, che da infortunato fu seguito col modello di Scienza della Performance del Prof. Giorgio Nardone, ed effettuò la preparazione per il campionato mondiale del 2011, poi vinto, utilizzando solo tecniche di Training Immaginativo.


Chiudiamo questa presentazione mostrando un esempio di utilizzo dell'ipnosi in ambito sportivo.


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Eddie Hall nel 2016 fu il primo uomo al mondo a stabilire il record di sollevamento pesi con 500kg ( Deadlift 1102.31lbs ).

In allenamento si era fermato inizialmente a 454 kg e non riusciva a superare il suo limite; il suo team gli propose di consultare un esperto di ipnosi per sbloccare la situazione.

Lo psichiatra che lo seguì gli raccontò di casi reali di incidenti stradali nei quali alcune madri pur di salvare i figli in pericolo erano entrate spontaneamente in una sorta di stato di trance performativa, tanto da riuscire a sollevare da sole automobili altrimenti impossibili da spostare.

Durante le sedute individuarono quindi una situazione ad alta carica emotiva nelle quali l'atleta avrebbe dovuto salvare i figli da morte imminente.

Nei mesi successivi di Mental Training Eddie Hall immaginò e visse sulla propria pelle in stato di trance tale situazione di emergenza, in modo da imparare a canalizzare la furiosa rabbia provata contro colui che nella situazione immaginata attentava alla vita dei figli. Come ancoraggio post ipnotico lo psichiatra utilizzò un punto da toccare sulla mano prima di salire in pedana e iniziare la gara.

Nel video potete vedere il risultato finale in termini di prestazione, fino a pochi mesi prima impossibile da raggiungere col solo allenamento fisico.


Mente e corpo sono potenti alleati, e quando lavorano insieme in armonia possono condurre a risultati davvero straordinari.


"La trance è quello stato in cui l’apprendimento e la disponibilità al mutamento hanno le maggiori probabilità di avere luogo."

(Milton H. Erickson)



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" Grazie al Coaching Strategico accompagno l'atleta o l'allenatore nello scoprire quali siano i limiti e le difficoltà mentali ed emotive durante le gare o l'allenamento, quali soluzioni stiano funzionando e quali siano invece da evitare, e costruiamo insieme un percorso di crescita personale su misura per le sue capacità, necessità e obiettivi da raggiungere. "